XIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO
30 giugno 2019
1 Re 19,16b.19-21,dal Salmo 15, Gal 5,1.13-18, Lc 9,51-62
Prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme.
Domenica scorsa con la festa del Corpus Domini abbiamo concluso la lunga serie di festività che seguono la Pasqua e oggi per la liturgia riprende quello che è chiamato il tempo ordinario, durante l’anno: oggi, cioè, non facciamo nessuna festa particolare. (continua a leggere)
Come ricordavo all'inizio festeggiamo la domenica, il giorno del Signore. Il tempo ordinario, che dalla liturgia è caratterizzato con il colore verde delle vesti liturgiche, è il tempo quotidiano, di ogni giorno, il tempo in cui non ci sono particolari avvenimenti, ma che scandisce la nostra vita e la storia.
Alla ripresa del tempo ordinario abbiamo ripreso anche la lettura continua del Vangelo secondo Luca, che ci accompagnerà fino a Natale, fino all'Avvento.
Oggi abbiamo ascoltato una pagina del Vangelo di Luca che ci presenta un momento davvero decisivo nella vicenda di Gesù, decisivo in senso proprio, perché Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme. È questa decisione di Gesù che orienta il suo cammino, cioè dà senso a tutta la sua vita.
Vorrei cogliere solo questa parola come insegnamento per noi. Guardiamo a Gesù che prende la decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme per imparare anche noi a prendere delle decisioni, prenderle bene, perché le decisioni sono l'espressione della libertà dell'uomo.
L'uomo ha una dignità inalienabile, proprio perché è libero, ed essendo libero può prendere decisioni. Le decisioni dell'uomo sono quelle che fanno progredire l'umanità. Il progresso è tale solo se ciascuno di noi è capace di prendere delle decisioni libere, per metterle al servizio della giustizia, della pace.
Guardiamo allora a cosa ci dice il Vangelo per seguire l'esempio di Gesù. "Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto". Davvero è molto interessante: Gesù sa che si stanno compiendo i giorni ed è questo il modo con cui dobbiamo imparare a guardare al tempo, ai giorni che passano. Il tempo non passa, il tempo si compie, cioè raggiunge un compimento, una pienezza. Sono le nostre decisioni che danno pienezza al tempo. Noi cresciamo se impariamo a decidere, se non ci lasciamo andare, ma prendendo in mano la nostra vita decidiamo, decidiamo di iniziare un cammino.
Per questo occorre avere una meta che orienta il nostro cammino, se non abbiamo la meta camminiamo in tondo, giriamo sempre su noi stessi, siamo sempre a quel punto.
Gesù decide di mettersi in cammino verso Gerusalemme. "Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto". Cosa vuol dire che Gesù sarebbe stato elevato in alto? È un'espressione cara ai Vangeli, perché è una espressione che ci fa capire almeno due cose.
Gesù sarebbe stato elevato in alto sulla croce e dunque è la sua morte la meta verso cui si incammina.
Ma sarebbe stato elevato anche nella risurrezione, quando sarebbe risorto dai morti e salito al cielo nella gloria.
Il Vangelo unisce sempre questi due momenti, la morte e la risurrezione, entrambi sono espressione di questo elevamento in alto di Gesù.
Questo non vale solo per Gesù, vale anche per tutti noi, perché questo è il traguardo della vita verso cui tutti siamo incamminati ed è importante prenderne coscienza, perché il nostro cammino abbia senso, perché i nostri passi ci facciano progredire in avanti.
Anche noi siamo contemporaneamente incamminati verso la morte, da cui nessuno può scampare, ma grazie a Gesù, grazie alla sua Pasqua, siamo incamminati verso la resurrezione, la vita eterna.
Ed è questo il grande annuncio che il Vangelo fa risuonare nel mondo: non è la morte la conclusione del cammino, ma è la resurrezione, la vita eterna, la gloria, la gioia senza fine.
Ed è questo che ci spinge ad andare avanti anche nei momenti di fatica, anche quando saremo portarti allo scoraggiamento guardiamo a questa vita come ha fatto Gesù.
Mentre si stavano compiendo i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme, una decisione ferma, cioè a cui si rimane fedeli.
Come è importante rimanere fedeli alle decisioni che prendiamo, a tutte le buone decisioni, perché soltanto nella fedeltà si progredisce. L'infedeltà fa regredire tutto, gli impegni non mantenuti tolgono senso alla nostra esistenza e sono motivo di regresso, di rovina per il mondo.
Decise di mettersi in cammino verso Gerusalemme. Gerusalemme è la città in cui c'è il tempio, dunque il nostro cammino è verso Il Signore, è la città in cui tutte le tribù di Israele si riuniscono per celebrare la Pasqua, per celebrare la lode del Signore.
Il nostro cammino è sempre contemporaneamente verso Dio e verso l'uomo, verso l'unità, verso i fratelli.
Vorrei fermarmi qui, invitando in questo momento ciascuno di noi a contemplare questa meta che è in alto, la Gerusalemme di lassù, che dà senso ad ogni nostra decisione, anche alla fatica della fedeltà.
Mi piace a questo proposito ricordare Saverio Villa, il nostro organista amico, direttore del coro, morto 3 anni fa. Ed è pensando a lui che ho voluto invitarvi a guardare in alto e mi permetto di invitarvi a guardare dietro di voi, alle vostre spalle, perché abbiamo messo un mazzo di fiori, là dove Saverio tutti i giorni saliva per suonare l'organo.
La musica come la preghiera è una elevazione della mente, dello spirito in questa armonia che ci permette di cogliere l'unità anche nella diversità, che ci permette di innalzare il nostro spirito al Signore.
Il suo ricordo in questo giorno lo affidiamo al Signore, perché possa continuare a suonare fra gli angeli e diventi per noi un invito a tenere ben presente questa meta, certo di morte e di risurrezione, per dare il nostro contributo personale nella libertà al vero progresso di ogni uomo.
(dall'omelia di don Stefano Ottani)